domingo, 8 de janeiro de 2012

Una questione cruciale: il valore magisteriale del Concilio Vaticano II

Pubblichiamo un articolo di don Michel Gleize, professore al Seminario S. Pio X di Ecône e membro della commissione della Fraternità S. Pio X per le discussioni con Roma.

 Tale studio vuol essere un approfondimento sul valore magisteriale del Concilio Vaticano II, viene ad arricchire il dibattito in corso e fa seguito all’articolo di Mons. Ocariz recentemente apparso sull’Osservatore Romano.

Fonte:
Courrier de Rome, dicembre 2011.

UNA QUESTIONE CRUCIALE

L’Osservatore Romano del 2 dicembre 2011 ha pubblicato uno studio di Mons. Fernando Ocáriz, uno dei quattro esperti che hanno rappresentato la Santa Sede negli ultimi colloqui dottrinali con la Fraternità San Pio X (da ottobre 2009 ad aprile 2011). In esso si affronta in tutta chiarezza (§1), ma in una maniera che rimane del tutto insufficiente (§2), la questione centrale del valore magisteriale del Concilio Vaticano II.

1
DEI PRINCIPI INCONTESTABILI

Nella prima parte del suo studio, il prelato spagnolo ricapitola le nozioni fondamentali già ricordate da Pio XII nella Humani generis [1]: il fatto che un atto del magistero della Chiesa non sia garantito dal carisma dell’infallibilità, proprio delle definizioni solenni, non significa che esso possa essere considerato «fallibile», nel senso che trasmetterebbe una «dottrina provvisoria» o anche delle «autorevoli opinioni». In senso lato questo significa che, quando non dà delle definizioni solenni e infallibili, il magistero è sempre assistito da Dio, e questa assistenza è necessaria per assicurare la trasmissione indefettibile del deposito della fede. In questo senso anche il semplice magistero ordinario beneficia di un certo carisma di verità[2]. L’infallibilità del magistero deve dunque estendersi in senso analogo, cioè a gradi diversi[3].LEGGERE...