quinta-feira, 30 de janeiro de 2014

Il comportamento di padre Volpi verso i Francescani dell’Immacolata è in antitesi con gli appelli alla misericordia e alla tenerezza di Papa Francesco

 
di Cristina Siccardi
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Nessuna-misericordia-per-i-Francescani-dell’Immacolata1Questo è «il tempo della misericordia», la Chiesa «deve andare a curare i feriti», deve «trovare una misericordia per tutti… ma non solo aspettarli: andare a cercarli! Questa è la misericordia» (Papa Francesco, Conversazione in aereo, 28 luglio 2013). Questo è «il tempo della misericordia» per dei poveri davvero poveri, che hanno fatto della povertà la loro scelta di vita per essere più simili a Cristo: i Francescani dell’Immacolata.
Tuttavia il silenzio del Papa nei loro confronti è assordante e di ciò le persone se ne avvedono, anche se non ispira, per il momento, i titoli delle prime pagine dei quotidiani. In migliaia e migliaia ormai si conosce la loro limpida storia, che parla da sé: legittimamente vivono la Chiesa (senza distrazioni mondane) e legittimamente hanno iniziato a celebrare in Vetus Ordo (liberalizzato e lodato da Benedetto XVI).
Questo abbracciare la Fede in maniera determinante ed esclusiva ha creato due forze contrapposte: da una parte ha attirato moltissime vocazioni (sia nel ramo maschile che in quello femminile), andando a nutrire le anime di una grande quantità di fedeli, e dall’altra ha creato turbative, invidie e gelosie, soprattutto nel clero.
Afferma Papa Francesco che la vicinanza della Chiesa è essenziale, «perché la Chiesa è madre, e non conosciamo una madre per corrispondenza. (…). Quando la Chiesa, impegnata con mille cose, trascura questa vicinanza, trascura ciò e comunica solo con i documenti, è come una madre che comunica con suo figlio con le lettere» (Intervista alla Tv Brasiliana “O Globo”, 28 luglio 2013).
Nella Chiesa si stanno evidentemente usando due pesi e due misure: la Chiesa è madre per alcuni e per altri – che vivono nella mitezza e nella purezza di cuore – comunica con “lettere” di diffidenza, astio, alterigia e prepotenza, come ha ampiamente dimostrato padre Fidenzio Volpi fin dall’inizio dell’infausto commissariamento dell’Ordine (11 luglio 2013).
I documenti che egli ha prodotto, uniti alle malignità diffuse dallo sparuto gruppo dei Francescani dell’Immacolata, insoddisfatti delle direttive dei loro Superiori, e alle parole e alle azioni prive di carità di Padre Alfonso Bruno F.I. nei confronti dei suoi confratelli, sono la schiacciante prova di quella che può considerarsi a buon diritto una delle più gravi persecuzioni spirituali e morali perpetrate in seno alla Chiesa. «Forse abbiamo ridotto il nostro parlare del mistero ad una spiegazione razionale; nella gente, invece, il mistero entra dal cuore»; «A volte, perdiamo coloro che non ci capiscono perché abbiamo disimparato la semplicità, importando dal di fuori anche una razionalità aliena alla nostra gente. Senza la grammatica della semplicità» la missione della Chiesa «è destinata al fallimento».
Forse la Chiesa è apparsa «troppo lontana», «forse troppo fredda … forse troppo autoreferenziale, forse prigioniera dei propri rigidi linguaggi» (Discorso all’Episcopato brasiliano, 27 luglio 2013). È a conoscenza il Papa che i Francescani dell’Immacolata sono vicinissimi alla gente? Le anime accorrono quando la Fede è vissuta nella povertà di orgoglio e di superbia. «Gesù diede calore al cuore dei discepoli di Emmaus. Vorrei che ci domandassimo tutti, oggi: siamo ancora una Chiesa capace di riscaldare il cuore?» (Ibidem). I Francescani dell’Immacolata sono riusciti a riscaldare i cuori… e Padre Volpi ha vibrato la sua scure su di loro.
Questa vicenda (ripercorsa nel libro Un caso che fa discutere. I Francescani dell’Immacolata, appena pubblicato da Fede & Cultura) resta aperta come una profonda piaga e lo resterà, anche dopo che sarà eseguita la sentenza che alcuni hanno già scritto prima del processo. La destituzione e la dispersione, anche geografica, di coloro che detenevano le redini dell’Ordine sono state avviate e, ormai, quasi concluse, per porre nei posti di comando i frati rivoluzionari.
Per corazzare il decreto dell’ 11 luglio scorso, il Cardinale João Braz de Aviz della Congregazione per i Religiosi, si è munito di un’approvazione specifica del Pontefice(ricordiamo che l’approvazione specifica è riservata ai documenti dottrinali o disciplinari destinati alla Chiesa universale), togliendo in tal modo ai Francescani dell’Immacolata ogni possibilità di ricorso al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, dove, forse, si sarebbe potuto presumere un atteggiamento maggiormente equanime, avendo tale Tribunale come Prefetto il Cardinale Raymond Leo Burke.
D’altro canto, irrituale è stata la stessa visita apostolica, svolta da Monsignor Vito Angelo Todisco, che, vista la sua esperienza giovanile nei Francescani dell’Immacolata e la sua amicizia con i frati ribelli, non si sarebbe neppure dovuto nominare e che, comunque, se nominato si sarebbe dovuto astenere. Tale mancanza di correttezza e di sensibilità, sia giuridica che etica, è stata uno dei primi campanelli d’allarme che sarebbero dovuti risuonare nella mente di tutti i protagonisti non offuscati dall’ideologia modernista del potere. Con un solo questionario, studiato minuziosamente per ottenere un risultato già deciso in partenza (senza visite dirette nelle case e né interrogatori, almeno ai Superiori delle case stesse), si è consumata una vera e propria farsa, dal sapore tragico, macchinata scientificamente.
Il comportamento di padre Volpi è in antitesi con gli appelli alla misericordia e alla tenerezza di Papa Francesco; rimuovendo padre Volpi (come hanno richiesto 8000 persone firmando la petizione promossa da Corrispondenza Romana) e cancellando il suo iniquo operato, il Sommo Pontefice compirebbe un atto di giustizia parzialmente riparatoria, in quanto le ferite ed i danni all’immagine della Chiesa, provocati da tali iniqui comportamenti, permarranno per lungo tempo. Non basta chiudere i conventi per tacitare le anime e le coscienze. Tale sistema è stato spesso adottato da padre Volpi, il quale, di fronte all’incapacità di dirimere le situazioni, preferisce abbattere e sopprimere: si pensi che, quando era Superiore provinciale dei Cappuccini, chiuse ben venti case nel Nord Italia ed oggi ha chiuso tre conventi dei Francescani dell’Immacolata nella sola diocesi di Albenga-Imperia. Fuori dalla verità e dalla giustizia non possono esistere misericordia e carità, ma solo il crudele arbitrio del potere, in qualunque modo lo si voglia ammantare.
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